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Aurora magazine

Scoperte nuove anomalie nei feti provocate dal virus Zika

Uno studio condotto dalla dottoressa Fernanda Tovar-Moll rivela nuove anomalie provocate dal virus Zika nei feti. Nonostante la microcefalia sia la conseguenza più evidente del virus, sono emerse altre complicazioni meno visibili. Lo scopo è comprendere meglio l’azione del Zika, verificando eventuali conseguenze anche in fase post-natale.

Il virus Zika pare essere più pericoloso nel primo trimestre di gravidanza. In questa fase passa dalla madre al feto e ne provoca il mancato sviluppo del cervello, con conseguente microcefalia. Lo studio analizza però le altre conseguenze del virus. I ricercatori si sono concentrati in particolare su 17 feti e neonati affetti da Zika, cui se ne sono aggiunti 28 per cui il contagio era solo sospetto.

I soggetti hanno mostrato calcificazione intra craniali e ventricolomegalia, ovvero uno sviluppo anomalo dei ventricoli del cervello. Problemi riscontrabili in misura più o meno marcata in tutti i bambini. Il 94% dei casi accertati di Zika ha mostrato anche anomalie del corpus callosum, il nervo che mette in comunicazione l’emisfero destro e quello sinistro del cervello. Inoltre tutti i bambini hanno mostrato anomalie nel modo in cui i neuroni si muovono nel cervello. Ciononostante, non per tutti si è riscontrata una circonferenza cranica ridotta, benché sia forse il maggior segno distintivo del virus.

In almeno in tre casi i ricercatori hanno riscontrato una circonferenza del cranio normale, a fronte però di una grave ventricolomegalia. Ciò significa che il volume del cervello era ridotto, ma che gli spazi vuoti erano pieni di fluido che aumentava il volume dei ventricoli. Il sospetto è che il tipico collasso del cranio dei bambini malati sia dovuto in parte anche alla ventricolomegalia di cui tutti soffrono. Durante lo sviluppo, il cervello ha una crescita estremamente ridotta. A questa si unirebbe una forma di ventricolomegalia che gonfierebbe la testa in un primo momento, riducendosi in un secondo momento. Ciò provocherebbe la decompressione della testa e la forma anomala delle ossa del cranio.

Dalla ricerca emerge che singole sessioni di ultrasuoni potrebbero essere insufficienti per mostrare le anomalie provocate dal virus sul feto. Per individuare i primi sintomi evidenti potrebbe essere necessaria una serie di sessioni, così da seguire passo a passo lo sviluppo del feto.

Fonte: eurekalert.org