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Carcinoma paratiroideo: cos'è e quali sono i sintomi

I tumori della paratiroide colpiscono le ghiandole endocrine che si trovano in prossimità della tiroide, di solito sul collo. Ne esistono versioni benigne e maligne; nel primo caso di parla di adenoma, nel secondo di carcinoma paratiroideo. È una patologie molto grave e anche molto rara, che porta alla morte per complicazioni a carico di sangue e ossa.

Il carcinoma paratiroideo colpisce in prevalenza uomini e donne tra i 45 e i 50 anni, ma può comparire a qualsiasi età. Il sintomo principale è una ipersecrezione di PTH, l'ormone paratiroideo che controlla i livelli di calcio nel sangue. Si manifesta con una lesione sul collo palpabile e provoca nel 76% dei casi patologia ossea e nel 26% disfunzione renale. I casi più gravi sono però quelli privi della ipersecrezione, in quanto più difficili da diagnosticare. In questi casi la diagnosi è spesso tardiva e diventa difficile intervenire.

I sintomi del carcinoma paratiroideo sono in gran parte legati all'eccesso di calcio nel sangue. Ciò porta all'indebolimento delle ossa, con conseguenti dolori e fratture anomale. Provoca inoltre l'accumulo di calcio nei reni, che porta a sviluppare sete e minzione frequente e calcoli renali. Visto il coinvolgimento della tiroide, i sintomi includono anche fatica e debolezza. Se si avvertono tutti questi sintomi, è consigliabile fare un controllo. È però bene ricordare che le cause dell'eccesso di calcio nel sangue non sono tutte ricollegabili al tumore.

La diagnosi del carcinoma paratiroideo è spesso difficile. L'ipersecrezione di PTH è l'indizio più importante, ma non è sempre presente. Nei casi sospetti, i medici prescrivono anche livelli sierici di calcio, ecografia al collo e scansione delle ghiandole paratiroidi.

Se individuato per tempo, un possibile approccio è la correzione dell'ipercalcemia e l'intervento chirurgico. In molti casi, però, l'intervento viene fatto anche in caso di una ghiandola sospetta, senza la conferma che sia un tumore. Una volta eliminato il tumore, chemioterapia e radiazioni risultano poco efficaci per prevenire le recidive. L'unica strada percorribile è il ricorso ripetuto alla chirurgia, almeno per il momento.