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Azienda inglese acquista il DNA dei centenari sardi

La società britannica di biotecnologia Tiziana Life Sciences ha acquistato le informazioni genetiche di circa 13.000 sardi. La banca dati comprende anche dati genealogici vecchi di oltre 400 anni, documentati e certificati. Lo scopo è studiare le basi della longevità superiore alla media che caratterizza la comunità dell’Olgiastra. Gli abitanti della provincia sono infatti una popolazione genetica omogenea, grazie all’isolamento che li ha caratterizzati fino ad oggi.

La società progetta di usare i dati per individuare le basi genetiche di malattie oncologiche e immunologiche. A partire da queste informazioni dovrebbe essere poi in grado di sviluppare nuovi trattamenti contro di esse. Siamo lontani dalla nascita di un elisir di lunga vita, ma può comunque essere un primo passo per combattere molte patologie. I dati della comunità sono infatti dati puri, ovvero ricollegabili a una comunità rimasta molto isolata e con tratti genetici omogenei. Buona parte degli abitanti della zona sono discendenti di un piccolo nucleo di individui. Ciò rende molto più semplice l’individuazione di eventuali mutazioni genetiche, a loro volta ricollegabili a certi tipi di malattie.

La banca dati riguarda una delle popolazioni più longeve al mondo, che viene superata solo dagli abitanti dell’isola giapponese di Okinawa. La popolazione originaria della zona dell’Olgiastra vanta un tasso di centenari 5 volte più alto rispetto alla media. Qui circa 1 persona su 2000 raggiunge e a volte supera i 100 anni di vita, un numero incredibile anche in rapporto ai dati dei paesi più sviluppati. Ciononostante, nella zona c’è anche un tasso maggiore di pressione alta, asma, alopecia e altre problematiche. Il perché potrebbe essere racchiuso nella banca dati, insieme a molte altre informazioni.

Fonte: lastampa.it

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Vaccini da anticorpi già esistenti

Il gruppo di Antonio Lanzavecchia sta sviluppando un metodo per ottenere vaccini dagli stessi anticorpi presenti nell’essere umano. Lo studio va avanti da dieci anni ed è applicabile sia nella produzione di vaccini, sia per realizzare farmaci per profilassi.

Il principio risale ai primi del Novecento, quando i sieri di pazienti convalescenti erano usati per il trattamento di tetano, difterite e influenza. Con la differenza che il nuovo metodo sarebbe di più semplice realizzazione e meno pericoloso.

Come punto di partenza i ricercatori identificano degli individui naturalmente immuni a un particolare patogeno. Fanno quindi un prelievo di sangue e isolano le cellule che producono gli anticorpi migliori. Per produrre l’anticorpo in laboratorio, sequenziano i geni che ne sono responsabili. È un sistema versatile, che consente di isolare prima gli anticorpi e di preoccuparsi solo in seguito di quale sia il loro bersaglio. Il metodo è applicabile a tutti i patogeni complessi, compresi herpes, parassiti e batteri antibioticoresistenti.

Il metodo sta già dando ottimi risultati contro il citomegalovirus, molto pericoloso in gravidanza per il feto. Il gruppo ha infatti individuato i migliori anticorpi per un nuovo trattamento, testandoli sul modello animale. La scoperta ha tra l’altro smentito una teoria precedente, che voleva che il bersaglio migliore degli anticorpi fosse una proteina di fusione detta gB. Pare invece che si ottengano risultati migliori con anticorpi che colpiscono un complesso di cinque proteine. 

L’approccio del gruppo di Antonio Lanzavecchia potrebbe aiutare anche contro l’HIV e l’influenza. In questi casi è infatti possibile isolare anticorpi ad ampio spettro, che neutralizzi anche le mutazioni del virus.

Fonte: lescienze.it

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Nuovo possibile vaccino contro il virus Zika

Un gruppo di ricercatori del centro Walter Reed e dell’Università di Harvard ha testato un nuovo possibile vaccino contro il virus Zika. I primi risultati sui topi sono incoraggianti. Se tutto va bene, la sperimentazione umana inizierà entro fine anno.

I vaccini sono in realtà di due tipi, entrambi testati sui topi. Uno prevede l’inserimento di un tratto di DNA modificato nelle cellule, così da spingerle a combattere l’infezione. L’altro è un vaccino tradizionale, che si basa sul virus inattivato. Entrambi i vaccini sono efficaci sulle cavie, ma quello tradizionale è già stato testato sui primati ed è in fase più avanzata. Quest’ultimo si basa infatti su una tecnologia già esistente, usato contro virus della stessa famiglia.

La scelta di favorire il vaccino tradizionale è dettata dalla necessità di accelerare le tempistiche. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità il vaccino è una priorità, per contrastare il rischio di una nuova pandemia e di un’emergenza per la salute globale. Nelle donne incinte il virus provoca infatti malformazioni del feto e microcefalia. Negli individui adulti può invece causare problemi neurologici.

Fonte: ansa.it

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Nettie Stevens, la genetista che scoprì i cromosomi sessuali

La presenza o l’assenza, del cromosoma Y determinano il sesso di una persona. Questo lo sappiamo grazie a Nettie Stevens, genetista e microbiologa statunitense, che oggi ricordiamo per il 155° anniversario della sua nascita.

Il 7 Luglio 1961, infatti, a Cavendish (Vermont) nacque Nettie Maria Stevens, una delle prime donne scienziato nelle scienze biologiche. La genetista si laureò in due anni invece che in quattro e dopo un po’ di anni di insegnamento entrò al Bryn Mawr College, uno dei pochi istituti di ricerca in cui era consentito studiare anche alle donne.

Qui, studiando i vermi nella farina, Nettie Stevens scoprì che lo sperma dei maschi conteneva sia il cromosoma X che il cromosoma Y, mentre le cellule riproduttive femminili contenevano solo il cromosoma X. Questo ha provato che il sesso è determinato dal patrimonio genetico di un organismo. Nell’uomo si parla della combinazione di due cromosomi per determinare il sesso: XX per le femmine e XY per i maschi.

Ad inizio ‘900 continuò a fare studi sugli insetti, compreso il moscerino della frutta, osservando e descrivendo le differenze nei cromosomi dei gameti associati alle differenze di sesso. In quegli anni furono pubblicati i risultati delle sue ricerche ma per molto tempo non le venne riconosciuto il merito di quelle scoperte. Fu una delle prime scienziate a sperimentare la classica sottovalutazione dei risultati scientifici delle donne.

Il merito delle ricerche venne, infatti, attribuito a Thomas Hunt Morgan, genetista all’epoca molto famoso che continuò gli studi di Nettie Stevens dopo che lei gli inviò le sue ricerche chiedendogli un suo parere. Proprio per aver rubato questi studi Morgan vinse il premio Nobel per la Fisiologia e la Medicina nel 1933.
La genetista morì di cancro al seno nel 1912, a soli 51 anni, venendo ignorata a causa di Morgan e dei suoi colleghi che la definirono soltanto una “buona tecnica da laboratorio”.

Oggi google celebra i 155 anni dalla sua nascita, per restituire a questa grande scienziata tutto l’onore che merita.

Fonte: focus.it

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