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Aurora magazine

La vista influenza lo sviluppo postnatale del cervello

Uno studio internazionale guidato da Tommaso Pizzorusso, docente presso l’Università di Firenze, ha mostrato che gli occhi influenzano lo sviluppo del cervello. L’uso della vista incrementa infatti il numero di molecole di microRNA, che a propria volta stimolano lo sviluppo dei circuiti cerebrali.

Le molecole di microRNA regolano il modo in cui le informazioni nei geni si trasformano in macromolecole funzionali. Osservando lo sviluppo della corteccia visiva, i ricercatori hanno scoperto che contiene un gran numero di queste molecole. In particolare, le molecole aumentano moltissimo durante il periodo di maturazione funzionale nella prima infanzia. Secondo i ricercatori, molecole di microRNA e vista potrebbero essere legati da un circolo virtuso.

Il team si è concentrato su una molecola particolare di microRNA, il miR-132. Più miR-132 ci sono, maggiore è la maturazione funzionale dei neuroni legati alla vista, i neuroni eccitatori. Senza la molecola, lo sviluppo si blocca e manca la visione 3D. Allo stesso tempo, la stimolazione visiva induce la produzione di miR-132. La molecola consente a propria volta lo sviluppo corretto della vista, che di nuovo favorisce l’aumento di miR-132. Quindi lo sviluppo cerebrale stimola lo sviluppo visivo e lo sviluppo visivo stimola lo sviluppo cerebrale.

La scoperta apre nuove prospettive per lo studio di schizofrenia e autismo. In queste malattie, l’espressione genica risponde in maniera anomala alle esperienze esterne. Ciò porta a problemi durante lo sviluppo. Lo studio identifica alcuni geni controllati dalla molecola miR-132. La causa di alcune malattie psichiatriche potrebbe risiedere nel modo in cui la molecola traduce gli stimoli.

I fattori molecolari che mediano stimoli e sviluppo cerebrale sono rilevanti anche in età adulta. La molecola miR-132 è poco presente nel cervello dei pazienti afflitti da Alzheimer. Ciò fa pensare che l’assenza di un mediatore tra mondo esterno e interno possa contribuire alla degenerazione cerebrale.

Fonte: corriere.it