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Aurora magazine

Sempre più donne cercano un test prenatale non invasivo

Con l’aumento delle gravidanze over 35, aumenta anche il numero di donne che si avvalgono di un test prenatale non invasivo. È quanto riporta il report “Nipt: crescita del mercato, prospettive future e analisi competitive 2016-2022” dell’Istituto americano Credence Research. Secondo il documento, il mercato mondiale dei test di screening prenatali è in costante crescita e toccherà i 5,5 miliardi di dollari nel 2015. Il merito è della precisione di questo genere di test: basta una goccia di sangue materno per individuare un ampio ventaglio di anomalie genetiche del feto.

Il sequenziamento di nuova generazione, il cosiddetto “next generation sequencing”, ha dato una forte spinta al campo dello screening prenatale non invasivo. Queste tecniche consentono infatti di analizzare il DNA del feto a partire da poche gocce di sangue materno. In questo modo i medici riescono a individuare eventuali trisomie, duplicazioni, traslocazioni. Senza le tecnologie moderne, bisognerebbe ancora avvalersi di tecniche molto più invasive, come ad esempio l’amniocentesi.

I primi test si concentravano solo sui cromosomi 21, 18 e 13. Anomalie in questi cromosomi sono sintomo di sindrome di Down, sindrome di Edwards e sindrome di Patau. La ricerca scientifica e la nascita di nuove tecnologie hanno reso possibile effettuare lo screening per ulteriori 19 anomalie genetiche, ricollegabili soprattutto a malattie genetiche rare.

Il test prenatale non invasivo si è dimostrato sicuro e accurato. Ad oggi ne hanno usufruito più di 1 milione di donne in tutto il mondo, delle quali il 58% sta negli Stati Uniti. Il mercato è però in crescita anche in Europa e in Asia. Man mano che le donne si approcciano alla maternità in età più tarda, infatti, diventa sempre più consigliabile avvalersi di uno screening prenatale.

I nuovi test consentono di individuare per tempo eventuali anomalie genetiche, più probabili nelle madri più adulte. Permettono inoltre di salvaguardare la salute di tanti feti sani, che potrebbero essere danneggiati da tecniche più invasive.

Fonte: panorama.it