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Cancro al seno: un test genomico dice se fare la chemioterapia

Un nuovo test genomico predice il trattamento migliore contro il cancro al seno. In particolare, indica se la chemioterapia è necessaria oppure no. È quanto emerge dallo studio TaylorX, presentato al congresso mondiale di oncologia medica (Asco) di Chicago.

I risultati fanno riferimento al tipo di cancro al seno più diffuso, quello responsivo agli ormoni e che non coinvolge linfonodi. Secondo lo studio, la chemioterapia sarebbe superflua per il 70% delle pazienti affette da questa tipologia. In caso di diagnosi precoce, per loro basterebbe solo la terapia ormonale. Come distinguerle dall’altro 30%, però? I ricercatori dell’Albert Einstein Cancer Center di New York hanno sviluppato un test proprio per questo.

Quello presentato a Chicago è il secondo trial clinico sul test. Il test esamina l’attività di geni specifici all’interno dei tessuti tumorali. In questo modo aiuta a comprendere la biologia del tumore, quanto è resistente e quanto è probabile una recidiva. Lo si esegue esaminando un campione prelevato dal tumore. In base ai risultati, assegna un punteggio che va da 0 a 100 e che indica la probabilità di recidiva entro 10 anni.

Se il punteggio è da 0 a 10, il rischio di recidiva è basso. Ciò significa che la chemioterapia è meno necessaria e che si può puntare su altre terapie. Se invece il punteggio va da 26 a 100, è meglio effettuare la chemioterapia. Nel primo trial clinico, i punteggi tra 11 a 25 erano incerti. Il secondo trial ha fatto luce sull’approccio migliore anche in questi casi.

I ricercatori hanno testato la procedura su oltre 10.000 donne affette da cancro al seno. Di queste, circa 6.000 avevano ottenuto un punteggio tra 11 e 25, quindi incerto. Metà di loro hanno effettuato chemioterapia e terapia ormonale; l’altra metà ha effettuato solo la terapia ormonale. Dopo il trattamento, i medici le hanno seguite per circa 7 anni. Sul lungo periodo, i due tipi di trattamento hanno avuto risultati simili.

Secondo i dati raccolti, la chemioterapia non ha alzato le probabilità di sopravvivenza di queste donne. I tassi di metastasi e recidive sono risultati equivalenti. In caso di risultati tra 11 e 25 in tumori al seno responsivi agli ormoni diagnosticati precocemente, quindi, la terapia ormonale è sufficiente. Pare che ci sia un’unica eccezione: nelle pazienti sotto i 50 anni, la doppia terapia potrebbe essere comunque consigliabile.

Fonte: repubblica.it