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Aurora magazine

Sindrome di Rett: creato nuovo strumento di comunicazione

L’associazione AIRETT ha promosso la progettazione di un nuovo strumento di comunicazione per le bambine affette dalla sindrome di Rett.

Il dispositivo si chiama TOBII I-Series e sarà testato su 30 bambine incapaci di muoversi e di parlare. Potrebbe essere un grosso passo in avanti per aumentare le capacità di comunicazione e apprendimento di queste bambine.

La sindrome di Rett è una malattia neurologia congenita, che colpisce in larga parte le bambine. Riguarda 1 persona su 10.000 e si manifesta entro il quarto anno di vita, in prevalenza intorno ai due anni. La malattia colpisce il sistema nervoso centrale e provoca una progressiva perdita delle capacità motorie, accompagnata da ritardo cognitivo. Le bambine sono incapaci di muoversi dalla testa ai piedi. L’unica eccezione sono gli occhi, motivo per cui vengono chiamate le bimbe dagli occhi belli. Questi rimangono di fatto l’ultimo strumento che hanno per comunicare con il mondo.

Il TOBII I-Series sfrutta i movimenti oculari per permettere alle bambine di parlare. Il dispositivo si basa su un principio già noto, ma lo rielabora e lo rende leggero e alla portata di tutti. Per usarlo non servono né fasce né caschi. Il dispositivo assomiglia a un tablet ed è dotato di raggi infrarossi alla base dello schermo. Questi leggono il movimento oculare, così da comprendere dove punta lo sguardo. Le bambine possono indicare con lo sguardo lettere o simboli, comunicando ciò che hanno da dire. Essendo un oggetto di massimo 15 pollici, può essere portato in giro senza problemi ed essere installato senza problemi sulla sedia a rotelle.

Il dispositivo sarà testato su 30 bambine, selezionate da un gruppo di professionisti provenienti da tutta Italia. Le bambine scelte dovranno rispettare determinati requisiti legati alla formazione, alla disponibilità e alle capacità di coordinazione oculo-manuale. A supportare il tutto c’è AIRETT, l’associazione italiana che raccoglie i genitori delle bimbe dagli occhi belli, e la Fondazione Vodafone Italia.

Fonte: repubblica.it

Tags: Diagnosi prenatale