Recensioni verificate Soddisfatta del servizio.
Personale disponibile e gentile. Lo consiglio a tutti ...
Cliente Sorgente Genetica
logomysorgente

02  4948  5291

Aurora magazine

Il numero di contrazioni uterine può predire l’esito della IVF

La dottoressa Federica Sammali ha sviluppato un sistema per misurare le contrazioni uterine. In base a questi dati, sarebbe possibile predire l’esito del ciclo di fecondazione in vitro. La ricercatrice ha infatti usato dei modelli matematici e degli algoritmi per analizzare le attività uterine in donne non incinte. Dopodiché ha usato i dati per sviluppare un sistema che distingua le condizioni uterine favorevoli e quelle avverse.

In realtà, era già noto il ruolo delle contrazioni uterine nella fecondazione in vitro. Si sa che interventi precisi possono alzare il tasso di successo della IVF. Purtroppo, mancano tecniche di misurazione precise, che distinguano le contrazioni dannose da quelle favorevoli. Le uniche disponibili sono invasive e poco efficaci. Ecco perché la dottoressa Sammali è intervenuta in merito.

La soluzione introdotta dalla dottoressa è non invasiva e precisa. Lo studio clinico condotto presso il Catharina Hospital di Eindhoven ha confermato la cosa. La ricercatrice ha misurato l’attività elettrica dell’utero umano non in gravidanza, grazie a una griglia di elettrodi poggiati sull’addome. In questo modo ha raccolto i segnali elettrici e li ha collegati alle diverse fasi del ciclo mestruale.

La tecnologia a ultrasuoni ha permesso di quantificare anche l’attività meccanica dell’utero. La dottoressa Sammali ha estratto i movimenti dell’utero a partire da quelli più grandi generati dagli organi circostanti.

A partire da tutti questi dati, la ricercatrice ha sviluppato un metodo per predire l’esito della IVF. Per testarlo, ha coinvolto un gruppo di donne che si stavano sottoponendo a cicli di fecondazione in vitro. Ne ha predetto l’esito con una accuratezza del 94%.

Fonte: tue.nl

Add a comment

Singapore rimuove i limiti di età per la fecondazione assistita

Singapore ha eliminato i limiti di età per il ricorso alla fecondazione in vitro. Inoltre, ha eliminato il tetto massimo di cicli di IVF effettuabili ed emesso sussidi per i trattamenti di fecondazione assistita. La scelta del nuovo governo mira a incentivare la genitorialità, allungando il lasso di tempo in cui è possibile fare ricordo a queste tecnologie.

Il limite massimo per fare ricorso alla fecondazione in vitro era di 45 anni per le donne, anche per quelle ancora tecnicamente fertili. Con queste nuove misure, il limite sparisce. Lo stesso vale per quello che imponeva un numero massimo di cicli, che di rado bastavano per le coppie in età più avanzata.

Capitava spesso che le donne dovessero abbandonare la terapia prima di riuscire a ottenere ovociti sani, di fatto vanificando gli sforzi già fatti. Uno dei grossi problemi della fecondazione assistita a Singapore è infatti il divieto di preservare gli ovociti. Per farlo, servono ragioni mediche gravi, come ad esempio un tumore. Questo rende più difficile ottenere gameti sani, specie quando l’età inizia a farsi avanzata.

La scelta ha suscitato qualche perplessità nel mondo. Man mano che l’età avanza, ci sono sempre più rischi sia per la donna sia per il bambino. Aumenta il rischio di ipertensione, così come quello di anomalie cromosomiche nel feto. D’altra parte, gli abitanti di Singapore si sposano sempre più tardi e fanno sempre meno figli. Questo ha spinto il governo a cercare una soluzione di qualche tipo.

Fonte: theindependent.sg

Add a comment

Il sequenziamento genetico raddoppia le probabilità di successo della IVF

Il dottor Priya Kadam ha sviluppato un test di sequenziamento genetico che promette di raddoppiare il tasso di successo della IVF. Nelle donne adulte c’è un alto numero di gestazioni che si conclude dopo 6-7 settimane, a causa di difetti cromosomici. Il test promette di individuarli, così da scegliere gli embrioni che è più probabile arrivino alla fine della gestazione.

Quello del dottor Kadam è un test preimpianto, che va fatto sugli embrioni ottenuti con la IVF prima di impiantarli nel ventre materno. Il test cerca eventuali difetti cromosomici, grazie a una tecnologia di sequenziamento che controlla tutti e 46 i cromosomi in breve tempo. Con questa semplice tecnica, il tasso di successo si è alzato dal 36% al 73%.

Le tecnica è concepita in particolare per queste categorie di donne:

  • sopra i 35 anni, più soggette ad anomalie cromosomiche;
  • con molti tentativi di impianto falliti alle spalle;
  • con molti aborti spontanei alle spalle;
  • aventi una storia di difetti cromosomici in famiglia;
  • portatrici di difetti cromosomici.

Il sequenziamento genetico riduce il numero di cicli necessari per ottenere una gravidanza. Inoltre, riduce il numero di embrioni che è necessario impiantare affinché uno attecchisca. Questo si traduce in costi di gran lunga inferiori, nonché in un impatto emotivo inferiore per le coppie che cercano un figlio.

Fonte: deccanchronicle.com

Add a comment

Solo 1 tentativo di fecondazione assistita su 4 ha successo

Secondo l’European IVF Monitoring Consortium, le tecniche di fecondazione assistita hanno raggiunto la percentuale massima di successo possibile. Purtroppo i dati non sono confortanti. Solo 1 tentativo su 4 va a buon fine e negli ultimi anni non ci sono stati miglioramenti. Anzi, la ICSI (iniezione intracitoplasmica di sperma) ha subito un calo negli ultimi 10 anni. Come si è arrivati a queste osservazioni e cosa si può fare?

I ricercatori hanno analizzato i registri nazionali di 36 nazioni europee, concentrandosi sulle coppie che hanno usato le tecniche di fecondazione assistita. Di quelle che hanno usato la IVF, solo il 27% è riuscita ad avere un bambino. Nel caso della ICSI, la percentuale cala al 24%. Nel 2008, le iniezioni intracitoplasmiche avevano un tasso di successo del 30%, c’è stato quindi un netto calo.

La ICSI è stata concepita per i casi di scarsa fertilità maschile, quando ci sono pochi spermatozoi o sono troppo lenti per raggiungere l’ovocita. In questi casi, il medico seleziona gli spermatozoi migliori e li inietta direttamente dell’ovocita. Perché la tecnica è diventata meno efficace? Secondo il dottor Christian de Geyter, negli ultimi anni c’è stato un boom della ICSI. Probabilmente, tanti medici la stanno usando anche per altre cause di infertilità, non sempre con successo.

Anche dando ragione al dottor de Geyter, rimane il fatto che solo 1 trattamento su 4 va a buon fine. Può darsi che i trattamenti per la fertilità abbiano quindi raggiunto il loro limite naturale. O forse, il fatto che sempre più donne over 40 stiano usando la fecondazione assistita ha ridotto le percentuali di successo.

Fonte: newscientist.com

Add a comment