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Aurora magazine

Vaccinarsi contro la pertosse in gravidanza protegge anche il bambino

La dottoressa Kirsten Perret ha guidato uno studio randomizzato sugli effetti dei vaccini in gravidanza. Lo studio ha coinvolto 687 donne incinte provenienti da sei paesi, divise in due gruppi: il primo ha assunto il vaccino contro difterite, tetano e pertosse; il secondo ha assunto un placebo. Una volta nati i bambini, i medici hanno controllato i livelli di anticorpi nelle mamme e nei neonati.

I figli di donne non vaccinate producono un numero maggiore di anticorpi propri contro la pertosse. Ciononostante, questo lieve “deficit” è di fatto ininfluente in termini clinici. Lo studio in questione mostra infatti come gli anticorpi materni si trasferiscono nel neonato, proteggendolo in modo più che efficace. L’effetto di questi anticorpi supera di gran lunga quello di eventuali anticorpi prodotti dal neonato stesso, proteggendolo per mesi. Il loro effetto si esaurisce dopo che il neonato si è vaccinato.

I medici hanno anche verificato eventuali effetti negativi dei vaccini, sia sulle mamme sia sui bambini. I due gruppi non hanno manifestato differenze: né le donne vaccinate né i neonati hanno mostrato effetti collaterali. Ciò significa che la vaccinazione non ha danneggiato nessuno dei soggetti coinvolti, dimostrandosi sicura.

Il team ha effettuato lo studio per verificare la sicurezza delle attuali linee guida australiane. I ginecologi consigliano a tutte le donne incinte di vaccinarsi tra la 20a e la 32a settimana di gestazione. I neonati si dovrebbero invece vaccinare intorno ai 2 mesi di età. Ciò basta per garantire una copertura totale ai piccoli, evitando contagio e ospedalizzazione.

Fonte: medicalxpress.com

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Gli attacchi di asma aumentano i rischi per mamma e bambino

Le donne in gravidanza che soffrono di asma manifestano più complicazioni, con ripercussioni anche sui bambini. L’asma si collega a un tasso maggiore di casi di ipertensione, con conseguente aumento delle probabilità di preeclampsia. Inoltre, i bambini hanno più probabilità di nascere con anomalie congenite e sottopeso. Lo afferma uno studio condotto su oltre 100.000 gravidanze, pubblicato sull’European Respiratory Journal.

Il team del dottor Kawsari Abdullah ha analizzato le 103.424 gravidanze di 58.524 donne. Tutte le donne coinvolte soffrivano di asma e hanno partorito tra il 2003 e il 2012. Di queste, 2.663 donne hanno sofferto di sintomi gravi mentre erano incinte, ovvero si sono trovate senza fiato e ansimanti. Le donne in questione si sono rivolte almeno cinque volte ai propri medici e/o almeno una volta all’ospedale.

Circa l’8-13% delle donne incinte nel mondo soffre di asma cronaca. Eppure, si tratta di una malattia poco controllata. Lo studio mirava ad analizzare il fenomeno, anche prendendo in considerazione eventuali fattori di rischio. L’età, lo stile di vita, il luogo di residenza possono infatti influenzare la gravità dell’asma e dei disturbi correlati.

Gli scienziati hanno confrontato i problemi di donne che stavano tenendo l’asma sotto controllo e quelli di donne con sintomi gravi. Il secondo gruppo ha registrato il 30% delle probabilità in più di soffrire di preeclampsia e il 17% di soffrire di ipertensione. I loro figli hanno manifestato il 14% di probabilità in più di nascere sottopeso e/o prematuramente. Inoltre, avevano il 21% di probabilità in più di nascere con anomalie congenite.

Fonte: eurekalert.org

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L’uso quotidiano di cannabis riduce il peso alla nascita

L’uso quotidiano di marijuana in gravidanza aumenta il rischio di basso peso alla nascita. Inoltre, i bambini sono meno resistenti alle infezioni, ricevono livelli minori di ossigeno e soffrono di altre conseguenze negative. L’ennesima prova dei danni della cannabis in gravidanza arriva da uno studio dell’Università del Nevada.

Il team ha analizzato i dati di 450 donne incinte che facevano uso quotidiano di marijuana. Da quanto è emerso, c’è una correlazione tra questo e il peso del bambino al momento del parto. I bambini risultano infatti più piccoli, il che li mette a rischio sia durante la gestazione sia dopo. La cosa può avere conseguenze negative anche sul lungo periodo, molto dopo il parto. Gli studiosi hanno cercato le possibili cause.

Secondo i medici, la marijuana aumenta la resistenza vascolare della placenta, specie nel secondo e nel terzo trimestre. Ciò riduce l’afflusso di ossigeno che arriva al bambino, riducendo la velocità dello sviluppo. Inoltre, il consumo di marijuana espone a una serie di altre sostanze chimiche, tra le quali quelle contenute nel tabacco usato per fumarla. I ricercatori sospettano infatti che gran parte dei danni provengano dal fumo in sé.

Saranno necessari ulteriori studi per comprendere gli impatti negativi sull’uso quotidiano di marijuana in gravidanza. Ciononostante, pare ormai chiaro che l’uso della sostanza dovrebbe essere disincentivato durante la gestazione. Eppure, quasi il 16% delle donne ne fa uso nel corso dei nove mesi.

Fonte: unlv.edu

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L’abuso di droghe in gravidanza potrebbe provocare il diabete

In realtà, l’abuso di droghe in gravidanza può provocare un gran numero di disturbi nel feto. Uno studio guidato dalla dottoressa Solomia Korchynska aggiunge un ulteriore problema alla lista. Secondo quanto riportato dai ricercatori, l’abuso di droghe in gravidanza aumenterebbe il rischio di diabete per il bambino. Gli effetti sarebbero più evidenti nelle neonate femmine che nei maschi.

Lo studio si basa sull’osservazione di pazienti umani e di modelli animali. I ricercatori hanno studiato come gli psicostimolanti influenzano lo sviluppo delle cellule pancreatiche. Il processo sarebbe simile a quello che causa le anomalie a livello cerebrali. Nel cervello, gli psicostimolanti agiscono tramite le vie di segnalazione della dopamina. Nel pancreas, invece, si poggiano ai trasportatori della serotonina.

Gli psicostimolanti ostacolano lo sviluppo di nuove cellule sia nel cervello sia nel pancreas. Di conseguenza, il corpo è incapace di produrre abbastanza insulina e, con il tempo, ciò porta all’insorgere del diabete. In che modo avviene il tutto, andando più nello specifico? I ricercatori hanno scoperto che le droghe agiscono sulla regolazione epigenetica; è per questo motivo che le cellule pancreatiche non riescono a svilupparsi a dovere.

I test sui modelli animali dimostrano che basta il consumo occasionale per provocare questi effetti. Pare quindi chiaro che le droghe in gravidanza non causino “solo” problemi cognitivi nel feto. Al contrario, influenzerebbero lo sviluppo di tutti gli organi in modi ancora da esplorare.

Fonte: meduniwien.ac.at

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