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Aurora magazine

Verso una valutazione automatica degli embrioni per la IVF

La maggiore o minore presenza di anomalie cromosomiche influenza la riuscita dell’impianto embrionale nella IVF. L’analisi viene eseguita dagli operatori, il che la espone a un gran numero di varianti. Il professore José Celso Rocha ha quindi suggerito l’introduzione di un criterio di valutazione automatica.

Secondo il professore, si potrebbe partire dall’analisi di immagini di embrioni in via di sviluppo per individuare delle variabili matematiche. Ciò consentirebbe di elaborare un algoritmo che classifichi le immagini automaticamente, così da eliminare le variabili soggettive. Un processo automatizzato migliorerebbe la valutazione dell’embrione e delle sue possibilità di sviluppo. In questo modo si potrebbero offrire strategie mirate per aumentare le possibilità di successo dell’impianto.

Per il momento il processo è stato testato su modelli animali. Il team del professore ha analizzato le immagini dello sviluppo di 482 embrioni bovini. I ricercatori hanno inserito le immagini nel sistema di intelligenza artificiale, così da allenarla e verificarne le performance. L’algoritmo ha individuato 36 variabili nel giudizio, di cui 24 sono state inseriti nell’architettura del sistema.

Durante la prima fase di set-up, il sistema ha mostrato un tasso di accuratezza del 76%. Il team ha dimostrato che la valutazione umana ha un tasso di accuratezza inferiore a quello dell’intelligenza artificiale. Il 76% si riferisce inoltre solo alla prima fase ed è migliorabile man mano che aumentano i dati.

Il prossimo passo sarà passare allo sviluppo di un corrispondente per la valutazione degli embrioni umani. L’algoritmo potrebbe un giorno sostituire parte dell’apporto umano nella IVF, garantendo risultati matematicamente più saldi. Stress, esperienza e fatica sono infatti fattori che incidono in maniera pesante sulle performance degli operatori umani.

Fonte: eshre.eu

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Arriva dal passato un trattamento contro l’infertilità

È rimasto sul mercato per più di 50 anni, ha un costo irrisorio ed è efficace quanto gli ormoni usati oggi. È il clomifene, un farmaco usato per la stimolazione delle ovaie e privo di ormoni. La notizia arriva dal Dr Noor Danhof di Amsterdam. Insieme al suo team ha messo a confronto la terapia ormonale e quella con il clomifene. Ha così scoperto che il clomifene è efficace quanto gli ormoni e meno costoso.

La stimolazione ovarica con inseminazione intrauterina è uno degli approcci principali in caso di infertilità inspiegata. Si aumenta il numero di follicoli primari, così da rendere più facile la fecondazione. La procedura aumenta però le possibilità di gravidanze multiple, con tutti i rischi che ne conseguono. Ecco perché i ricercatori stanno cercando un modo per stimolare le ovaie limitando i parti plurigemellari.

Il trattamento di routine per la stimolazione delle ovaie prevede l’iniezione giornaliera di ormone follicolo-stimolante, il FSH. L’alternativa è un ciclo più breve di clomifene, da prendere per via orale. I medici sono in disaccordo su quale sia l’opzione migliore. I ricercatori olandesi hanno quindi messo a confronto i due trattamenti. I risultati non hanno rivelato differenze statisticamente rilevanti.

I ricercatori hanno seguito coppie provenienti da 24 centri per la fertilità, affette da infertilità maschile inspiegata. Hanno trattato 369 donne con il FSH e altre 369 con il clomifene. Hanno quindi proceduto con l’inseminazione intrauterina. I risultati hanno mostrato un tasso di successo del 31% nel primo gruppo e del 26% nel secondo gruppo. Nel primo gruppo poco più dell’1% delle donne ha avuto gravidanze multiple, contro il 2% del secondo gruppo. Secondo gli autori dello studio, la differenza è presente ma poco rilevanti dal punto di vista statistico.

Il Dr Noor Danhof afferma che la stimolazione con il clomifene è efficace quanto quella ormonale, solo a un costo minore. Mentre un ciclo di FSH costa 200 euro, uno di clomifene ne costa 5. Inoltre il clomifene va assunto per via orale, mentre gli ormoni vanno iniettati, con tutti i problemi che ne conseguono.

Fonte: medicalxpress.com

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Immagini 3D mostrano come lo sperma attacca la barriera dell’ovulo

I ricercatori del Karolinska Institutet hanno mostrato come le proteine dello sperma attaccano la barriera dell’ovulo. Lo studio svela in che modo gli spermatozoi riconoscono la superficie dell’ovulo e la penetrano, punto in precedenza poco chiaro. Il tutto è stato documentato con immagini 3D del processo di fecondazione. Ciò aiuterà a comprendere meglio le meccaniche della riproduzione nei mammiferi.

Il team di Luca Jovine ha usato dati dell’European Synchrotron Radiation Facility (ESRF), ottenuti con la cristallografia a raggi X. I ricercatori hanno così visualizzato l’interazione tra spermatozoo e la proteina che protegge l’ovulo, ZP2. La molecola contiene sequenze ripetute che hanno un ruolo chiave nel riconoscimento tra i gameti. È tra l’altro molto simile a una proteina con funzioni analoghe, VERL, presente nei molluschi.

Approfittando della somiglianza tra ZP2 e VERL, i ricercatori hanno usato come modelli gli aliotidi. Sono dei molluschi molto semplici, il che ha facilitato l’osservazione della proteina VERL all’opera. Gli studiosi hanno così studiato come la proteina si lega alla lisina, una proteina presente nello sperma. Il processo apre un buco nella barriera dell’ovulo, consentendo allo spermatozoo di entrare.

Fonte: ki.se

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Isterosalpingografia a contrasto liposolubile per concepire?

L’isterosalpingografia è uno dei test diagnostici che permettono di identificare l’infertilità. Secondo uno studio capitanato dal professor Kim Dreyer, questa metodologia potrebbe essere benefica per i casi di infertilità “ingiustificata”. L’uso di un liquido di contrasto liposolubile, in particolare, potrebbe avere un ottimo impatto sulla fertilità. Non tutti gli studi concordano però a riguardo.

Si considera una coppia infertile dopo un anno di tentativi falliti di concepimento. In questi casi si cercano le possibili cause del problema e l’isterosalpingografia è uno degli esami standard. È un test invasivo e anche costoso, usato soprattutto per valutare le condizioni delle tube.

Per l’isterosalpingografia si introduce un liquido di contrasto dentro la cavità uterina e tube. Si effettua quindi una radiografia dell’apparato genitale femminile interno. Il risultato è una sorta di calco, dal quale possono emergere eventuali anomalie morfologiche. Di solito si usa un liquido di contrasto idrosolubile, più facile da riassorbire. Esistono però anche liquidi di contrasto liposolubili, che si sciolgono nel grasso.

Il team del professor Dreyer ha condotto un trial su oltre 1.000 donne infertili, di età compresa tra i 18 e i 39 anni. Le donne sono state divise in due gruppi, uno per il liquido di contrasto idrosolubile e uno per il liquido di contrasto liposolubile. Dopo l’esame, il 40% delle donne che hanno evidenziato permeabilità nelle tube hanno proseguito con l’inseminazione intrauterina. Il 58% ha proseguito con la gestione dell’attesa, ovvero tentativi di concepimento naturale. Il 2% ha usato la fecondazione in vitro.

È emerso che il 40% delle donne che avevano usato il liquido liposolubile sono rimaste incinte, contro il 29% dell’altro gruppo. Le proporzioni tra concepimento ottenuto naturalmente e con fecondazione assistita sono risultate simili nei due gruppi. Inoltre, il 39% delle donne del primo gruppo ha dato alla luce un bambino vivo, contro il 28% del secondo.

Secondo lo studio, il liquido di contrasto liposolubile potrebbe aiutare il concepimento. È ancora poco chiaro come ciò accada. Forse il liquido riesce a spostare dei blocchi di muco che ostruiscono le tube, ma ciò non spiega la differenza tra liposolubile e idrosolubile. Oppure il liquido di contrasto liposolubile ha degli effetti immunomodulatori che aiutano l’impianto dell’embrione.

Fonte: medscape.com

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