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Aurora magazine

Screening prenatale vs. diagnosi prenatale: infografica

Quali sono le differenze fra diagnosi prenatale e screening prenatale? Una domanda che molti futuri genitori, soprattutto alla prima gravidanza, si pongono quando si trovano a pianificare i controlli medici.

Esistono diverse tipologie di esami appartenenti allo screening e alla diagnosi prenatale, facciamo il punto tramite questa infografica.

Diagnosi vs screening Test Aurora DEFINITIVA 

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Autismo: l’eccesso di vitamina B potrebbe favorirlo

I danni derivanti dalla carenza di vitamine in gravidanza sono stati confermati da più studi. Secondo una ricerca della Johns Hopkins University, però, l’eccesso di vitamine del gruppo B in gravidanza aumenterebbe rischio di autismo.

Tra il 1998 e il 2013 i ricercatori hanno misurato i livelli di acido folico di un gruppo di future mamme. Dopo il parto hanno poi seguito lo sviluppo dei neonati. A livelli di acido folico quattro volte oltre il limite consigliato, sarebbe corrisposto il doppio del tasso di autismo nei bambini. Si parla addirittura del triplo, nel caso di un eccesso di vitamina B12.

Si tratta di uno studio preliminare, nel quale si evidenzia che due fattori compaiono insieme. Sono necessari ulteriori studi per dimostrare un’eventuale correlazione tra eccesso di acido folico e rischio di autismo. C’è però un dato di cui è bene tenere conto: le mamme con livelli di vitamina B molto sopra il consigliato avevano tutte usato integratori.

Quando si conduce un’alimentazione variegata e sana, molto ricca di cibi che contengono vitamina B naturalmente, eccedere è improbabile. Gli integratori rendono però difficile contare quanto acido folico si è assunto, con il rischio di andare molto oltre il consigliato. Fino ad oggi si pensava che l’acido folico inutilizzato finisse nelle urine, ma potrebbe non essere del tutto così.

L’acido folico e le vitamine del gruppo B sono fondamentali per un corretto sviluppo neurologico del feto. Gli integratori sono essenziali in caso di scompensi, così da prevenire malformazioni del tubo neurale, labbro leporino e altre anomalie. L’importante è che le future mamme seguano i consigli del medico, evitando di aumentare le dosi di integratori senza un motivo più che ragionevole.

Fonte: focus.it

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L’importanza dello iodio in gravidanza

Lo iodio è un micronutriente essenziale per la produzione degli ormoni tiroidei. Il fabbisogno giornaliero si aggira di solito intorno ai 150 microgrammi, ma aumenta in gravidanza. Lo iodio consente infatti un corretto sviluppo del sistema nervoso centrale del feto: il micronutriente attraversa la placenta e guida lo sviluppo del cervello. È quindi importante che il feto riceva il giusto apporto di iodio, specie nelle prime settimane.

Per garantire un buon apporto di iodio al nascituro, è bene che una donna inizi la gravidanza con già una riserva. A chi sta programmando una gravidanza, si consiglia di assumerne alte quantità di iodio già nei tre mesi che precedono il concepimento. La sostanza è presente in frutta, verdura, carne, pesce, crostacei, uova e latte. È bene inoltre usare solo sale da cucina iodato, che aiuta ad assumere il giusto apporto del micronutriente. In questo modo si ovvia ad eventuali carenze di iodio caratteristiche di certi ambienti, carenze che si ripercuotono anche sulla quantità di iodio presente nei cibi.

La carenza di iodio da parte della madre può provocare ipotiroidismo neonatale. Il disturbo può a propria volta provocare ritardi nello sviluppo cognitivo, in quello psicomotorio e nella crescita. Il deficit di iodio è inoltre causa di gozzo materno e fetale, ipotiroidismo, aborti spontanei e morti perinatali.

Il modo migliore per assumere la giusta quantità di iodio, oltre che seguire una dieta bilanciata, è bere una tazza di latte al giorno; usare solo sale iodato; mangiare pesce marino tre volte alla settimana. Se l’alimentazione si rivelasse insufficiente, ci sono in commercio integratori multivitaminici a base di iodio e ferro. In caso di problemi legati alla tiroide è però meglio chiedere consiglio al proprio endocrinologo.

Fonte: leonardo.it

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1 donna incinta su 10 fa uso di oppioidi

Una ricerca del Dipartimento di Salute dello Stato di New York rivela che negli Stati Uniti 1 donna incinta su 10 fa uso di oppioidi. I farmaci oppioidi possono provocare gravi danni al feto, con conseguenze negative per la sua vita futura.

I farmaci oppioidi agiscono sul sistema nervoso centrale e si usano come analgesici. Quali sono le conseguenze di un uso eccessivo di questi medicinali in gravidanza? Possono provocare dipendenza nel feto, con conseguente sindrome di astinenza neonatale dopo il parto. Sono inoltre causa di difetti di nascita nel neonato. Per questo motivo è necessario che le donne in gravidanza, o anche che stanno cercando una gravidanza, li evitino il più possibile.

Le analisi statunitensi prendono in esame donne tra i 15 e i 44 anni, esaminandone le prescrizioni di farmaci oppioidi tra il 2008 e il 2013. Le donne sono state suddivise in tre gruppi: donne che stavano usando contraccettivi o non fertili; donne che non stavano usando contraccettivi; donne che avevano partorito durante l’anno di riferimento.

Lo studio si è concentrato sulle prescrizioni effettuate nei 280 giorni che hanno preceduto il parto in donne con gravidanza in ritardo; 252 giorni per quante avevano indicazione di gravidanza multipla o che avevano avuto problemi di emorragia prima del parto; 238 giorni per coloro con parto pretermine; 270 giorni per quante hanno partorito neonati vivi nei tempi.

Le analisi hanno rivelato che al 20% delle donne prese in esame erano stati prescritti farmaci oppioidi. Ciò significa che quasi 1 donna su 10 di quelle nel gruppo erano state esposte nel periodo prenatale a farmaci potenzialmente dannosi per il feto.

Fonte: pharmastar.it

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