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Aurora magazine

C’è un legame tra alterazioni immunitarie e linfoma di Hodgkin

Alcune anomalie ereditarie del sistema immunitario sono legate a un maggior rischio di sviluppare il linfoma di Hodgkin. È quanto rivela uno studio dell’Institute of Cancer Research di Londra.

Lo studio analizza i dati di oltre 5.300 casi di linfoma di Hodgkin e di 16.749 provenienti da un gruppo di controllo. Ad oggi è lo studio più ampio riguardante nello specifico il linfoma di Hodgkin. Apre quindi una serie di prospettive interessanti per il trattamento e la prevenzione della malattia. Si sente infatti la necessità di nuove terapie che agiscano dove i trattamenti standard falliscono.

Gli scienziati hanno individuato 6 nuove variazioni genetiche che aumentano il rischio di sviluppare il tumore. Pare che 5 di queste influenzino anche le funzioni del sistema immunitario, in particolare lo sviluppo dei linfociti B. Tra queste, 3 sono già state associate con malattie autoimmuni come sclerosi multipla, artrite reumatoide e lupus.

Il linfoma di Hodgkin è un tumore del sangue che colpisce proprio i linfociti B, i più toccati dalle anomalie individuate. Lo studio ha inoltre individuato delle differenze genetiche tra due tipi di linfoma, quello nodulare e quello a cellularità mista.

Secondo i ricercatori, i risultati non indicano che chi soffre di malattie autoimmuni ha più possibilità di sviluppare il linfoma. Piuttosto, consentono di comprendere meglio dal punto di vista genetico sia il linfoma sia le malattie autoimmuni. Permetteranno inoltre di migliorare la diagnosi e di sviluppare trattamenti specifici per i diversi tipi di tumore.

Fonte: icr.ac.uk

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In che modo HIV e AIDS influiscono sulla fertilità?

Secondo un nuovo report dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), HIV e AIDS hanno ripercussioni negative sulla fertilità maschile e femminile. Il fattore si aggiunge al rischio di trasmissione da madre a feto, che si aggira tra il 15% e il 45%. Con un trattamento specifico durante gravidanza e allattamento, però, il rischio scende sotto il 5%.

La terapia antiretrovirale altamente attiva (HAART) ha dato la possibilità di avere dei figli a molte persone HIV positive. Prima di questa, infatti, il concepimento comportava un alto rischio di trasmissione della malattia sia al partner sia al bambino. Erano inoltre frequenti le complicanze in gravidanza, anche non strettamente legate al virus. Oggi questi problemi possono essere evitati, ma le donne HIV positive possono presentare dei problemi legati alla fertilità.

È comune che l’infezione sia collegata a un ciclo anomalo, se non alla completa assenza delle mestruazioni. Inoltre, le donne HIV positive soffrono di una serie di problemi collaterali che abbassano le possibilità di concepire. Molte di queste hanno problemi legati allo stress o alla depressione, un sistema immunitario più debole.

L’HIV influenza anche la qualità dello sperma. Chi è positivo al virus potrebbe presentare infiammazioni ai testicoli e livelli insufficienti di testosterone. Stress e depressione possono inoltre provocare problemi legati alla sfera sessuale, come disfunzione erettile e calo della libido.

Per affrontare eventuali problemi di fertilità, sono utili sia consulti psicologici sia medici. La fecondazione assistita può aiutare ad affrontare le difficoltà più fisiche legate all’HIV. Sia la fecondazione in vitro sia l’inseminazione intrauterina hanno dato ottimi risultati in tal senso. Un consulto psicologico, invece, è un supporto per chi ha difficoltà a convivere con il virus.

Fonte: timesnownews.com

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Artrite reumatoide materna legata a malattie croniche fetali

Chi nasce da donne affette da artrite reumatoide ha un rischio maggiore di sviluppare certe malattie croniche. È quanto emerge da uno studio guidato dal dottor Line Jølving, della Odense University Hospital. La scoperta è stata pubblicata sulla rivista Arthritis Care & Research e potrebbe aiutare nella prevenzione di certi disturbi.

Il team ha condotto uno studio di respiro nazionale e con un lunghissimo follow-up. I ricercatori hanno analizzato i dati di tutti i bambini nati in Danimarca in un periodo lungo 25 anni. Tra questi ci sono 2.016 bambini nati da donne con l’artrite reumatoide e 1.378.539 nati da donne senza l’artrite. L’obbiettivo era verificare se la malattia materna comporta dei rischi anche per il feto e quale è la loro natura.

I ricercatori hanno scoperto che chi nasce da una donna con l’artrite ha più probabilità di sviluppare malattie croniche nell’infanzia e nell’adolescenza. Nello specifico, la presenza dell’artrite reumatoide materna è collegata a un rischio 2,9 volte più alto di sviluppare a propria volta l’artrite reumatoide. Gli scienziati hanno inoltre riscontrato un rischio 1,6 volte più alto di epilessia e uno 2,2 volte più alto di malattie della tiroide.

La scoperta è utile per sviluppare nuovi trattamenti e percorsi di prevenzione. La malattia materna, infatti, può indicare la necessità di una maggiore attenzione alla salute del bambino.

Fonte: eurekalert.org

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Harvard e La Sapienza alleate in nome della ricerca

Le università di Harvard e de La Sapienza hanno siglato uno storico accordo in nome della ricerca medica. Per i prossimi 10 anni, le due università coopereranno nell’ambito della formazione e della ricerca. L’accordo è stato firmato dal rettore Eugenio Gaudio e dalla presidente della Brigham and Women's Hospital Bwh Elizabeth G. Nabel.

L’accordo, firmato presso la sede dell’università statunitense a Boston, prevede una serie di progetti congiunti. Ci sarà uno scambio di personale e di studenti tra le due università, oltre che ricerche condotte a quattro mani e scambio di informazioni scientifiche. Un sodalizio essenziale per affrontare le sfide crescenti della medicina contemporanea.

Secondo il rettore Gaudio, il fine ultimo della comunità scientifica internazionale è assicurare benessere psicofisico e salute al maggior numero possibile di persone. Per questo motivo, è importante che le università abbraccino un nuovo approccio alla ricerca. La mobilitazione e lo scambio creano uno spazio comune nel quale far crescere le idee. Il fine ultimo dell’accordo tra il policlinico universitario di Harvard e La Sapienza è proprio questo.

Per la gestione delle risorse, le due università si appoggeranno all’European Institute for Network Medicine. Nonostante questo sia formato dal Bwh, questo sarà organizzato secondo una normativa internazionale condivisa dalle parti.

Fonte: repubblica.it

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